Stabia tra ieri e domani: parla Vozza
Abbiamo incontrato Salvatore Vozza per provare a ragionare con lui di Castellammare, di quelle che sono le sfide politiche della città, delle prospettive turistiche, del rapporto con il mare e dei cantieri navali. Lo sguardo è andato oltre, all’intero comprensorio, alle dinamiche politiche che stanno silenziando Stabia da troppo tempo.
Partiamo da una considerazione che riteniamo alla base di questo incontro: la sfida politica, da qui ai prossimi dieci anni, è quella turistica. E’ d’accordo?
“Si, la sfida turistica è la più importante. Credo che vi siano gli strumenti per portare avanti questa sfida: il Ptr (Piano territoriale regionale)ha definito in maniera intelligente i sistemi territoriali di sviluppo individuando aree su cui occorre tornare a ragionare per organizzare seriamente la sfida turistica. La città stessa, con il Dos, è dotata di uno strumento che guarda al turismo.”
Purtroppo, ragionando nell’immediato del prossimo quinquennio, non pare realistico puntare sul recupero della balneabilità . Castellammare continuerà ad essere, nel migliore dei casi, una meta-dormitorio?
“Castellammare deve sfruttare il suo essere un punto strategico, una città cerniera tra Pompei, la penisola, le isole e Napoli. La nostra città deve saper organizzare un sistema di accoglienza, di ristorazione e di servizi che consenta, a chi visita il circondario, di poter tornare a Castellammare e trovare un sistema di qualità. E’ necessario, poi, sviluppare i nostri punti di qualità e nostre “differenze”, come monte Faito. Detto questo, non è pensabile rinunciare al mare: Castellammare merita di essere risarcita per il prezzo pagato sulla ‘questione Sarno’. Serve coraggio in tal senso, spingendo politicamente per il completamento delle opere di adduzione a mare.”
Il “mare negato” è la più grande contraddizione che vive Castellammare e la politica, in tal senso, ha enormi responsabilità. Crede sia possibile riattivare un processo di “riconquista del mare” ancorando tale fase alla riconversione turistica della città?
“Il tema del mare è vitale: Castellammare non può continuare a negarsi il mare. Bisogna “stappare la città”, con due operazioni: non sbagliare la programmazione su Corso De Gasperi e recuperare il centro antico a partire proprio dal suo rapporto (negato) con il mare. Quella parte di città ha bisogno di un grande gesto di fiducia: abbattere i sylos e fare la più grande piazza a mare della Campania. E’ da queste due operazioni che possiamo provare a ristabilire un rapporto tra mare e città.”
E’indubbio che gli interessi privati hanno condizionato lo sviluppo della città. Le forze imprenditoriali crede che ostacoleranno questo percorso, oppure no? Penso, ad esempio, a Corso De Gasperi…
“Non illudiamoci, l’operazione è molto complessa. Avevamo avviato un un tavolo su cui ragionare insieme, politica ed imprenditoria. Tuttavia, non appena è scattato il Piano Casa, c’è stata una virata. Alcuni, non tutti, appena hanno capito che, invece di liberare la costa, fare opere legate al turismo o all’accoglienza, era possibile fare altro, hanno ceduto a tentazioni di diversa natura. Quando, durante il mio mandato a sindaco, provammo a modificare il Put per innalzare gli standard previsti per le attività terziarie, in modo da portare a Castellammare i posti letto sulla soglia delle 5000 unità ,anche la sinistra stabiese mi paragonò a Gava e Patriarca. Insomma, è chiaro che le difficoltà sono legate sia al mondo politico che a quello imprenditoriale ma non ho dubbi: è questa la battaglia da portare avanti.”
La contraddizione del “mare negato” vive anche nelle questioni portuali. Cominciamo da Marina di Stabia: cosa si proponeva di essere il nuovo porto ? Quale visione politica accompagnò quell’operazione imprenditoriale?
“Quando abbiamo concepito il programma Più Europa (“Da porto a porto”) , volevamo andare in una direzione precisa: ridisegnare la città all’interno di una programmazione organica. Oggi è giusto sottolineare che quell’operazione è riuscita a metà, come dimostra Marina di Stabia: per volontà del consiglio comunale di allora ,si decise che si dovessero prima completare le opere a mare e solo dopo realizzare le opere a terra. Ci si preoccupava che, facendo l’inverso, non si sarebbero più fatte le opere a mare. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: ancora oggi siamo fermi, per quanto riguarda le opera a terra.”
Ed oggi? Quali prospettive ci sono intorno a quel progetto?
“Io continuo a ritenere Marina di Stabia una grande risorsa per la città, ma quel progetto necessita di una discussione seria. Occorre grande fermezza per programmare il tipo di sviluppo che vogliamo su Corso De Gasperi e, allo stesso tempo, per dire ai privati che devono realizzare le opere a terra.”
Passiamo al Porto antico: a pochi mesi dalla scadenza della concessione dell’Autorità Portuale (avallata dal nostro Comune), dobbiamo giudicare in termini negativi l’operazione che ha dato alla luce “Stabia Main Port.” Il molo di sottoflutto va sfruttato facendo attraccare megayacht? O si può tornare a ragionare d’altro, favorendo l’arrivo di classe media?
“Penso che quella parte del Porto Antico possa essere destinata all’attracco di navi da diporto, ma non esclusivamente. Aggiungo che, infatti, riorganizzando quell’area, è possibile anche fare attraccare navi da crociera: è quella la strada per far diventare Stabia il porto di Pompei.”
Sulle dinamiche portuali pesa l’ingresso, da lei voluto fortemente, di Castellammare nell’Autorità Portuale di Napoli. Oggi siamo schiacciati dal dualismo Napoli-Salerno e, con De Luca Governatore, pare difficile che si arrivi all’unificazione delle due Autorità Portuali campane. È stato un errore entrare nell’Autorità Portuale di Napoli?
“Io sono favorevole all’unificazione delle Autorità Portuali, ovviamente. Tuttavia non credo che le nostre difficoltà siano ascrivibili alla scelta del 2006 di entrare nell’Autorità Portuale di Napoli: la verità è che quella scelta è stata depotenziata. Chi ha amministrato Castellammare negli ultimi anni non ha creduto in quella scommessa. Gli errori dell’Autorità, poi, sono evidenti. Ricordo che siamo ancora in attesa del piano regolatore portuale: questo consentirebbe di organizzare in modo sistematico le attività portuali stabiesi e valutare con maggiore chiarezza cosa è coerente e cosa lo è meno.”
Castellammare fuori dalla Zona Economica Speciale: ennesimo schiaffo alla città. Come giudica l’accaduto?
“Questo è stato un errore madornale, cui si è contribuito con il silenzio dell’amministrazione comunale. Certamente soffriamo di un dualismo, che finisce per essere inconcludente, tra De Luca e De Magistris. Tutto il dibattito si sofferma su Napoli e Salerno, così la nostra provincia rischia di non trovare più canali di rappresentanza.”
E la filiera istituzionale?
“La filiera funziona se hai idee e progetti.”
Passiamo ad un’altra pagina dolorosa, quella riguardante i cantieri navali. La sensazione è che quella sia una stagione chiusa: Stabia, prima o poi, ci farà i conti. Quando la città sarà matura per l’elaborazione del lutto della cantieristica navale?
“Oggi non è serio quello che sta avvenendo in Fincantieri. E’ in atto una politica di svuotamento, assottigliando sempre di più la manodopera: è come se si volesse rendere, poco alla volta, indolore la chiusura del cantiere. Io resto convinto che la cantieristica abbia ancora una prospettiva, ma ad una condizione: la realizzazione del bacino di costruzione, “girando” il cantiere verso ovest. In tal modo verrebbe anche liberata l’area portuale: questo, tra l’altro, è assolutamente compatibile con lo sviluppo turistico del porto.”
Per far questo occorre una politica capace di interloquire, a livello nazionale, con Fincantieri ed il Governo. La classe politica stabiese è pronta a lavorare in tal senso?
“No, ad oggi vedo solo comizi. Per questo è necessario che si chieda chiarezza: ci venga detto se il bacino si può fare e come. Altrimenti ci dicano quali sono le prospettive alternative. Io mi batterò affinchè il bacino venga realizzato, ovviamente.”
Abbiamo assistito alla riapertura delle antiche terme e si sono fatti i nomi di alcuni possibili offerenti (Ars Nova e Centro Laser, ad esempio). Come giudica queste proposte? E come crede possa essere ripensato il termalismo stabiese?
“Si deve tornare a discutere di un progetto complessivo che riguardi gli stabilimenti termali, che io vedo riassunto in questi tre punti: riconversione delle Nuove Terme in un centro di riabilitazione (modello Campolongo); scorporare il parco ed il centro congressi facendo diventare quella una parte al servizio del turismo e per gli eventi; limitare il termale classico alle terme antiche. Si discuta, poi, della forma gestionale dei tre asset. Sono contrario alla vendita dell’albergo, ovviamente: non ripiana le perdite e svuota di valore il complesso. Sulle offerte attuali, voglio cogliere il lato positivo: ci sono imprenditori stabiesi che si pongono il tema del rilancio delle terme. Ho tuttavia l’impressione che non si stanno seguendo delle procedure corrette: il comune, senza l’evidenza pubblica, non può dare nulla in affidamento. Non credo, inoltre, abbia molto senso un piano di investimento con risorse così limitate.”
Il dibattito politico, anche su questo punto, sembra poverissimo. Come valuta le posizioni dell’amministrazione comunale?
"La cosa che più mi ha lasciato perplesso è stato cogliere, sia nelle dichiarazioni programmatiche del Sindaco, sia nell’attività amministrativa di queste settimane, un navigare a vista. Non c’è nessun disegno. Questo non produce idee, non dà nemmeno ai giovani la voglia e la forza di scontrarsi. Non ci sono idee su cui confrontarsi: stiamo dando pericolosamente spazio a piccoli personaggi, a nanetti che si atteggiano ad essere quelli che possono delineare una prospettiva per la città.”
Questi nanetti rientrano nel mondo dell’associazionismo? O sono già seduti in consiglio comunale?
“Alcuni sono in consiglio comunale, ma non sono solo lì. Li vedo inseriti nella maggioranza, con una ricetta più o meno di questo tipo: meno discutiamo e più la maggioranza tiene. Siamo di fronte ad una scommessa al ribasso.”
Avevamo già denunciato l’impellenza per Castellammare di uscire dall’isolamento politico ed istituzionale. La necessità, dunque, è di tornare a ripensare all’intero comprensorio: con quanta attenzione dobbiamo guardare agli investimenti del governo sull’Alta velocità a Pompei?
“Credo che l’Hub sia utile e che Castellammare debba essere vigile su quanto sta avvenendo. Si è aperta una possibilità concreta per programmare politiche di sviluppo in questa area e Castellammare deve rientrarci. Al momento non ci siamo minimamente, così come la Regione sembra guardare altrove: quando vedo De Luca “assegnare Pompei” ad un pezzo delle correnti interne del Pd, penso che stanno spartendosi il territorio per zone di appartenenza. Ed è un disastro. Castellammare, a quel tavolo, c’è stata male. Anzi malissimo, ma spero si recuperi.”
E la partita della Città Metropolitana? Il consiglio metropolitano verrà eletto il 9 ottobre, ma Castellammare resta in silenzio: è un’altra prova di quanto siamo isolati dal punto di vista politico?
"Voglio essere chiaro: la prospettiva con cui hanno costruito l’Area Metropolitana è inaccettabile. La verità è che l’Area Metropolitana è diventato lo sgabuzzino del comune di Napoli: serve, nei fatti, a compensare i problemi che sorgono nel comune capoluogo. Una fabbrica di poltrone. Possibile che arriviamo ad eleggere il consiglio dell’Area metropolitana e non c’è un programma? Ad oggi, confesso, non so se andrò a votare.”
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