Avellino
Avellino è situata a 348 m nel cuore di un'ampia conca intermontana dell'Appennino Campano dominata dai massicci montuosi del Partenio dei Picentini, alla convergenza di importanti direttrici del traffico.
Il nucleo originario si formò in prossimità dell'odierna Atripalda; dopo la sua distruzione ad opera dei Longobardi, gli abitanti fondarono la nuova città di Avellino su uno sperone tufaceo alla confluenza del Rio Cupo nel torrente Rigatore. Lo sviluppo demografico e urbanistico fu piuttosto lento a causa di alcuni rovinosi terremoti (in particolare quello del 1456) e delle devastazioni operate dai Normanni e dagli Aragonesi.
All'originaria borgata medievale, raccolta intorno al duomo, si aggiunsero a partire dalla fine del sec. XVIII nuovi quartieri, specie verso Ovest (un grande fervore edilizio si ebbe dopo l'erezione a capoluogo, nel 1806) sino a occupare il terrazzo compreso tra i torrenti Rigatore e San Francesco, due piccoli affluenti del Sabato. Al commercio dei prodotti agricoli (ortaggi, frutta, vino, olio) e zootecnici, che insieme con l'agricoltura, l'allevamento e la silvicoltura rappresentano la tradizionale attività economica di Avellino, si affiancò anche l'industria (tessile, alimentare, dolciaria, del legno e del materiale da costruzione). La città è sede vescovile.
L'antica 'Abellinum', città irpina situata nei pressi di Atripalda, fu conquistata da Roma durante le guerre sannitiche (235 a.C.). Elevata nell'82 da Silla a capoluogo della colonia Livia, conquistò gradualmente autonomia nei confronti di Roma. In età medievale subì le invasioni e le devastazioni dei Goti e dei Longobardi: avvenimenti che costrinsero gli abitanti a rifugiarsi sulle colline circostanti dove fondarono la nuova Avellino. Capoluogo di gastaldato nel sec. IX, fu elevata a contea agli inizi del sec. X per opera di Adelferio.
Passata temporaneamente ai Bizantini di Eugenio nel 969, fu poi occupata e distrutta da Ottone I. L'arrivo dei Normanni pose Avellino al centro di avvenimenti importanti: nel 1130 Ruggero II ricevette nel duomo l'investitura del Regno di Sicilia; nel 1137 Innocenzo II e Lotario investirono del Regno di Sicilia Raimulfo d'Alife, conte di Avellino.
La città passò successivamente al conte Riccardo dell'Aquila, ai Paris, ai Sanseverino, a Simone Montfort, ai Balzo, ai Filangieri; divenne infine feudo dei Caracciolo, che dal 1589 al 1844 ebbero il titolo di principi di Avellino. Capoluogo di provincia nel 1806, partecipò nel 1820 ai moti insurrezionali contro Ferdinando I di Borbone, che si propagarono poi nel resto dell'Italia meridionale.