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“Anna Amorosi” di Jean-Noel Schifano

Scritto da Luca Murolo Il . Inserito in Letteratura

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L’ultimo romanzo di Jean-Noel Schifano, “Anna Amorosi”, sarà presentato mercoledì 12 maggio, solo per invito, all’Istituto Grenoble di via Crispi, di cui l’autore è stato direttore tra il 1992 ed il 1998, e da “Io ci sto” in forma pubblica, al Vomero, il giorno dopo, giovedì 13. E poi, a seguire, da Feltrinelli, e sicuramente in altri luoghi ancora da destinare, perché JNS, a Napoli, gioca in casa. 

 

         

Cittadino onorario delle “Due Sicilie”, come lui stesso ama definirsi, avendo ricevuto la cittadinanza onoraria a Racalmuto, paese natale di Sciascia, da lui tradotto in francese, come Umberto Eco, Elsa Morante, Alberto Moravia ed altri, ama profondamente Napoli e spesso vi ambienta i suoi racconti.

Parlai a lungo di lui nell’articolo che scrissi in occasione della pubblicazione del suo “Dizionario appassionato di Napoli”, apparso su QdN il 24 dicembre del 2018, ed è con piacere che sono di nuovo qui a raccontarvi di questa sua nuova ed appassionante storia.

Si tratta di un fatto di cronaca nera che fece grande scandalo negli anni in cui si svolse e tragicamente terminò con un omicidio-suicidio alla fine dell’agosto del 1970, dove l’autore magistralmente vi si introduce, creando per se il personaggio immaginario di Giannatale.                                       

Si tratta della vicenda che coinvolse il marchese Camillo Casati Stampa, la sua bella ed esuberante consorte Anna Fallarino ed il suo amante Massimo Minorenti. JNS la fa propria e, pur cambiando i nomi dei protagonisti, tranne uno che vedremo in seguito, resta fedele a luoghi e date, e persino all’arma del delitto, un fucile da caccia Browning calibro 12.  

Il nobile milanese, trasformato nel racconto in conte dell’aristocrazia nera romana, si innamora della bella Anna, a cui l’autore darà in cognome il nome del suo paese di origine nel Beneventano, e la strappa al suo primo marito, da cui la fa divorziare e divorzia lui stesso dalla sua prima moglie, a suon di miliardi, pare che anche questo, la cifra iperbolica per l’epoca, intendo, sia un particolare reale e non frutto di fantasia.

I due se si innamorano o meno entrambi, lui sicuramente si, non ci è dovuto saperlo, né nella realtà, né nel romanzo, ma di certo sono complici in un’intensa attività sessuale che il più delle volte consiste nei vari rapporti prezzolati che Camillo/Roberto costringe, ma è un eufemismo, perché lei ne è ben felice, la moglie. Dopo dieci anni di scandali e di questo andazzo, lei si innamora di un bel tenebroso da lui trovato e pagato, ma il gioco gli sfugge di mano, ed è così che, divorato dalla gelosia, rientra pochi giorni prima del previsto da una battuta di caccia, e dopo aver ucciso lei e l’amante, si suicida con la stessa arma.                                                                                                                  

Precisissimo negli eventi e nelle date, l’autore crea l’unico personaggio dignitoso di questa tragedia, e se lo arroga. Giannatale, mai pagato come un volgare prostituto, comincia il solito gioco della coppia semplicemente per il suo piacere, ma lo interromperà subito, per non confondersi con squallidi personaggi, pur subendo il fascino di questa bellissima donna disinibita, e diventerà suo amico e confidente, e con lei viaggerà nei luoghi amati del Sud-Italia, dove spesso la ricca coppia, o meglio lui, possiede ville e barche.                                                                                   

Schifano sottolinea lo spirito libero di Anna, che non è una ninfomane, come si potrebbe facilmente e semplicisticamente pensare, ma una donna emancipata, che vicino a quest’uomo gode dei lussi che da bambina poteva solo sognare, forse nemmeno lontanamente credere che simili cose esistessero.

Da bambina. La sua infanzia viene stroncata quando viene violentata dal parroco del paese e non creduta da sua zia, sua unica parente, e schiaffeggiata ed insultata da questa. Don Luca, si chiama il parroco, e l’episodio è realmente accaduto ad Anna Fallarino, e quando JNS lo racconta con pagine di una crudezza ed un realismo degno di una “Ciociara”, la sua Anna Amorosi perde la verginità, ed insieme la fanciullezza e l’ingenuità, la fiducia, e potrebbe perdere anche l’amore per la vita, ma questo, don Luca, perché è questo, in segno di estremo disprezzo, l’unico nome non cambiato, non riesce a toglierglielo.                                                                                    

Se i fatti sono veri, “Anna Amoroso” appartiene al suo autore, che ci porta nei luoghi da lui amati, la Malta del Caravaggio, la Procida dei suoi ricordi. Vivara e Nisida. Napoli e i suoi personaggi, che cita a suo piacimento, situandoli, novello Dante, a suo piacimento, in gironi infernali, o situazioni paradisiache.